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Il Natale In Abruzzo Degli Anni ’60: La Storia Di Pino Si Trasforma In Riflessione

Il Natale in Abruzzo degli anni ’60: la storia di Pino si trasforma in riflessione

Ci siamo mai chiesti come era il Natale in Abruzzo una volta?

Io l’ho chiesto a Pino e lui mi ha raccontato la sua storia: il Natale in Abruzzo negli anni ’60.

Premetto che per me, Weekend Abruzzo,  il Natale è il periodo più bello dell’anno.

Conservo in me i ricordi di famiglia e una grande speranza di tramandarli a quella che sarà la mia famiglia.

Voglio raccontarvi questa brevissima storia per generare una sottile riflessione sul Natale.

Uno sguardo al passato, una speranza per il futuro.

Iniziamo così

Albert Einstein sosteneva di lui stesso “Non ho particolari talenti, sono soltanto appassionatamente curioso”

Certo io non sono Einstein, ma è questo quello che mi spinge a farmi raccontare cose in ogni dove.

Aggiungiamo la mia forte passione per i racconti delle persone adulte e il gioco è fatto.

Pino è stato il mio parrucchiere ed oggi è una persona che con piacere incontro e con il quale faccio chiacchiere.

Uomo talentuoso, di grande positività e gentilezza.

Ce ne fossero.

Nella mia vita fuori regione ho frequentato saloni modernissimi con lunghe attese e giornali di gossip.

Ma poi ho scelto Pino.

Perché?

Il suo salone è proprio come io lo voglio, ora ceduto alle ragazze che hanno lavorato per anni con lui.

Un luogo semplice ma autentico, in cui le persone in attesa, con il casco in testa, i bigodini, la carta argentata tra le ciocche, parlano e  si scambiano storie e ricette.

Il racconto del Natale di Pino negli anni ’60

E’ dicembre, certo che vado a rifarmi una ritoccatina ai capelli e quindi in vista del Natale chiedo a Pino:

“Pino ma com’era il Natale una volta?”

Si è seduto e mi ha detto “Guarda SAbbbrì se te lo racconto, ti metti a piangere”. 😳

Noi Abruzzesi raddopppppiamo alla grande e smorziamo le parole. Sabbrì

La cosa incredibile è stata che nel dire questa frase spaventosa, Pino sorrideva.❤️

“Il Natale iniziava dall’8 Dicembre e fino al 6 Gennaio si cominciava ad andare a casa della gente”

Il suo racconto ha preso il via ed io come una bambina ero tutta orecchie.

Avevo preso anche carta e penna per segnare i passaggi più importanti, ma l’enfasi del suo viso non mi ha permesso di staccare gli occhi dal lui.

In un piccolo paese in provincia di Chieti di nome Frisa viveva Pino con la sua famiglia per niente benestante.

Poche erano le persone benestanti, ovvero quelle che potevano avere una TV e che piacevolmente condividevano per eventi particolari come il festival di San Remo.

Le famiglie erano numerose e povere, vivevano dei prodotti della loro terra ed educavano i loro bambini, molto spesso con severità, rigore e spirito di adattamento.

Nelle case si giocava a carte e con la tombola, rigorosamente con i fagioli per segnare i numeri e con qualche monetina per rendere ebriante il momento.

“Sabbrì, quando andavamo a casa della gente, ci dovevamo portare le sedie” continua Pino

Nel suo racconto i bambini si portavano le proprie sedie, per poi sedersi per terra in mancanza di sedie per adulti 😳

Idem per i dolcetti natalizi.

Quei pochi dolcetti che le persone preparavano in casa non erano per i bambini, ma solo per gli adulti.

E oggi?

Gli adulti sono a dieta, si concedono qualche sfizio durante i periodi di festa ma con il pensiero imminente alla palestra.

Quando si andava a casa di altri non era concesso ai bambini mangiare i dolci e quando venivano preparati in casa dalla propria famiglia neanche, poiché venivano conservati in caso di visita di qualcuno.

Pino li rubava, di nascosto li infilava in tasca con la speranza di non essere scoperto, così come faceva con le uova delle loro galline.

Non aveva diritto alle uova, perché dovevano essere vendute.

Pino era un ribelle e spesso qualora scoperto veniva sottoposto a conseguenze non divertenti.

Aveva imparato a riconoscere le galline che avevano fatto le uova e … lontano dagli sguardi dei genitori le prendeva e le nascondeva in tasca con il rischio di fare una bella frittata.

Pino per ricevere un dono goloso doveva aspettare la calza della befana.

E Dio sa quanto lui aspettasse questo momento

” Vedi che se non vai a letto, la Befana non arriva” diceva la mamma

Quella befana che oggi stenta ad arrivare, perché spesso i bambini sanno già una verità che dovrebbe essere conservata a lungo.

Al mattino la sua calza, di uso domestico e non quelle impacchettate di oggi, era appesa.

Nel suo cuore sapeva già cosa poteva esserci, in fondo l’anno prima era uguale…ma …..

“Ma chissà magari quest’anno sono stato più buono”

Finalmente il suo meritato dono : un torroncino

Un torroncino, l’unico del suo Natale, insieme a 2 mandarini e delle “caraccine”, ovvero dei fichi secchi.

Ora che ci penso potrebbe derivare da qui “Ti regalo un fico secco” cioè niente.

Ma per Pino un fico secco era un fico secco e non un niente.

Grazie Pino per aver condiviso con me la tua storia ❤️ .

La conserverò nel mio cuore e la racconterò ai miei bambini.

Anche voi volete raccontare la vostra storia a Weekend Abruzzo?

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Articolo di Sabrina Cesarone

 

 

 

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